
"How to Train your Dragon". Letteralmente: "come addestrare il tuo drago".
Drago...
Una fantasia presente nella maggior parte delle culture e frutto di miti e leggende. Simbolo per il cristianesimo, addirittura, del Male, di Satana in persona.
Drago.
Una creatura serpentina e in grado di incutere timore, per maestosità e per l'alone di mistero che da sempre lo circonda. Drago....
Ma allora perchè è proprio un drago il protagonista di una saga tanto acclamata? Per il suo fascino forse, per il suo mistero. Forse anche perché i Character Design che si ispirano alle varie razze devono esser stati davvero divertenti da realizzare.
Ad ogni modo, nel 2018, sotto l'ormai assodata casa di produzione americana "Dreamworks" esce finalmente l'atteso seguito della trilogia cinematografica ispirata al libro di successo per bambini: "How To Train Your Dragon" di Cressida Corwell, in Europa semplificato con "Dragon Trainer".
Molto mi aspettavo personalmente da questo terzo e conclusivo capitolo e molto so di avere ricevuto, ora che posso dire conclusa questa avventura "vichinga".
Forse non proprio quel che mi aspettavo però. Avevo preferito il villain del secondo film, Drago Bludvist, per la potenza del messaggio di critica che faceva passare attraverso le sue terribili azioni. Forse perchè Hiccup e Sdentato erano ancora nella loro prima fase di maturazione di "coppia".
Ma la verità è che come bene illustra il terzo capitolo stesso, ogni cosa lascia il tempo che trova ed ogni rapporto cresce e si sviluppa inesorabilmente, per una ragione o per l'altra. Questo è quel che è arrivato a me, ma sicuramente non l'unico dei tanti messaggi del film.
In particolare, come in ogni capitolo, il centro della narrazione vede i "Draghi" come archetipo della Natura e del mondo animale. Una forza che l'uomo non riesce a fare a meno di voler controllare e dominare (in maniera "benigna" come gli abitanti di Berk o crudele e senza scrupoli come i Signori della Guerra che affollano i mari con le loro flotte).
Come dicevo, ho preferito il crudele Drago Bludvist, del secondo film, ma anche Grimmel, il cacciatore di Draghi di F. Murray Abrham, non se l'è cavata affatto male. Ancora una volta un personaggio che incarna oltre misura una rappresentazione sociale che è sempre esistita: "il cacciatore". Una grande critica a un aspetto terrificante dell'essere umano.

Trasforma insomma quella che era una antica pratica di tutti i popoli che non avevano altro modo di sopravvivere se non quello di uccidere a loro volta, con l'ingegno e la tecnica, in una pratica narcisista e spietata, un motivo di vanto a discapito di vite innocenti, per il semplice gusto di mostrare il proprio Dominio su chi è considerato inferiore.
Ho apprezzato molto i brevi flashback che hanno "riportato in vita" Stoik, il padre di Hiccup deceduto nel film precedente, ed ho apprezzato molto il concetto di "Mondo Nascosto".
Un mondo incontaminato, separato da quello degli esseri umani. L'unico posto dove i draghi potranno vivere in pace "in attesa che gli uomini imparino ad andare d'accordo". Assolutamente utopistico. Assolutamente stupendo.
[SPOILER]
Ma il messaggio che più mi ha toccato è stato quello del finale. Il passaggio generazionale, spiegato facendo addirittura sposare ed invecchiare il protagonista. Ma perché far invecchiare quello che fino a un momento prima era colui nei quale tutti i bambini e ragazzi si stavano rispecchiando? Perché le immagini da quel momento in poi avrebbero parlato da sole. E mostrando l'ultimo incontro, tra un ormai padre di famiglia, cresciuto raccontando ai figli leggende sui draghi, ormai svaniti nel loro stesso mistero, e il suo eterno inseparabile compagno vediamo, e a tratti tocchiamo, quel ponte immaginario che collega tutte le generazioni fra loro e fa capire come i valori corretti, buoni, come il rispetto della natura e dell'Altro (per citare Levinas) vadano tramandati, come una leggenda, come un racconto...Perché in fondo è sempre stato così.
Così come il protagonista aveva convinto il Padre a NON uccidere i Draghi, staccandosi da un insegnamento sbagliato nel primo film, così, l'insegnamento giusto, tramandato, verrà percepito dai figli nel terzo.
[FINE SPOILER]
Questo alla fine è Dragon Trainer, "How to train your Kids", come insegnare valori che non possono non essere assimilati, specie nel difficile periodo che stiamo attraversando, ad una fascia di età ancora giovane e difficilmente in grado di sensibilizzarsi se non attraverso la cultura popolare.
Ed è facendolo così bene, con così tanta magia e fantasia, con gli occhi di un bambino che diventa adulto, che si raggiunge davvero un grande traguardo.
Si torna davvero a chiedersi quando impareremo ad andare d'accordo...E quando i Draghi, finalmente, potranno tornare a volare con noi in un "Mondo Nuovo".
Grazie Dragon Trainer.
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